Scrive Paulo Coelho in uno dei miei libri preferiti, "Il Manuale del Guerriero della Luce":
" Un guerriero della luce non dimentica mai la gratitudine. Durante la lotta è stato aiutato dagli angeli. Le forze celestiali hanno messo ogni cosa al proprio posto, permettendo a lui di dare il meglio di sè. I compagni commentano: "Com'è fortunato!". E talvolta il guerriero ottiene assai più di quanto le sue capacità consentano. Perciò, quando il sole tramonta, si inginocchia e ringrazia il Manto Protettore che lo circonda. La sua gratitudine, però, non è limitata al mondo spirituale: egli non dimentica mai gli amici, perchè il loro sangue si è mescolato con il suo sul campo di battaglia. Un guerriero non ha bisogno che qualcuno rammenti l'aiuto degli altri: se ne ricorda da solo, e divide con loro la ricompensa".
In questi giorni è arrivato qui a Londra un carissimo amico, Riki...E' sempre stato una sorta di "angelo custode", o comunque si è materializzato nei momenti più difficili: si può dire che sia la persona giusta al momento giusto...Anche lui un "guerriero" onesto e coraggioso, pronto a condividere il lungo viaggio...
Allora grazie Riki! E benvenuto...Insieme nell'inizio di questa nuova avventura...
Buon viaggio...
venerdì 25 aprile 2008
venerdì 18 aprile 2008
Nostra Signora dei Derivati
I pellegrinaggi, si sa, fanno parte della religiosità, delle tradizioni, e della cultura (quando non del solo folklore) di un popolo...Anche io spesso sono stato in luoghi simili, a cercare "grazie" particolari o semplicemente perchè coinvolto in viaggi che, purtroppo molto spesso, hanno un gusto molto più vicino alla superstizione che alla "pura" devozione religiosa...
Ma non solo luoghi propriamente "di culto" possono diventare meta di pellegrinaggio...Esistono posti, assolutamente laici, che comunque assumono un'importanza tale nella vita delle persone da essere paragonati a destinazioni simili...Per uno che come me, ad esempio, è cresciuto con il mito di Michael Douglas/Gordon Gekko in Wall Street o leggendo "Barbarians at the gate" (i grandi "deals" dei ruggenti anni '80), il Financial District di New York ha assunto questa connotazione...E così il primo giorno che ero lì in vacanza, sotto la neve e con lo stesso atteggiamento da pellegrino sul cammino di Santiago, da Times Square sono arrivato a piedi a Wall Street, finalmente, a contemplare il luogo/immagine appartenente più alle mie fantasie che alla realtà, ma non meno privo di significato...E così a bocca aperta davanti al NYSE (la Borsa valori della città), al residence Cipriani al numero 42 e, poi, al palazzo di Citibank, uno dei massimi simboli (fino ad allora, quando la crisi dei mutui "subprime" era ancora un'ipotesi da studiosi) del capitalismo mondiale...E lì davanti, tanta la devozione, ho anche rischiato di morire "sparato" da una guardia armata perchè ero a fotografare il palazzo, ormai un obiettivo sensibile dopo il 9/11...
Ora sono a Londra, e tale venerazione non potrebbe che essere per il London Stock Exchange, una delle Borse più potenti al mondo, e che ultimamente si è fusa (per modo di dire) con la Borsa di Milano...In questi giorni si è materializzata la possiblità di poterci andare in visita con l'università al modico prezzo di 25 sterline (una cena da ITSU per intenderci) e io e il Dottor Ricca (perchè la segnalazione è partita da lui) non ci siamo lasciati scappare l'evento...Certo ormai, avvenendo le contrattazioni in modo "telematico" c'è ben poco da vedere...Le Borse Valori mantengono giusto palazzi di rappresentanza: lontani i tempi di operatori che sbracciano e annotano prezzi e quantità su miseri foglietti di carta! Ma il fascino di luoghi simili rimane immutato...L'edificio del LSE è niente male...Ultramoderno, vetrate e poltrone di pelle...Insomma potrebbe essere benissimo la sede di un'agenzia di comunicazione o di pubblicità...Per il resto, un simpatico signore inglese che lavora per la Borsa da 22 anni ci ha spiegato un po' di cose in una sala conferenze che poteva essere benissimo quella di un hotel, lasciando me il Dr Ricca un po' delusi, visto che avremmo volentieri visitato lo stabile stanza per stanza, magari a cercare di carpire qualche segreto della finanza internazionale, o a sgamare movimenti anomali di trading legati agli "insider"...Ma certo non ci siamo lasciati sfuggire il momento "delle foto", per quanto fosse vietato scattarle...Alla fine 25 pounds per dire "c'eravamo" sono sicuramente eccessive, ma l'aver varcato una soglia così "immaginariamente" importante ci ha fatto sentire più vicini a quel mondo edonistico della "Milano da bere" tipica di un ventennio fa...Non male il servizio di tazze con cui abbiamo sorseggiato il solito black coffee annacquato, che da buoni italiano abbiamo pensato in un primo momento di "imboscare"...Peccato che gli altri partecipanti non ci abbiano lasciato nemmeno un biscottino...Magari la prossima volta, quando varcheremo forse quelle soglie da Amministratore Delegato e Direttore Finanziario...
D'altronde sognare serve anche a questo...Puoi essere chi vuoi senza dover necessariamente avere un PHd in Matematica o Fisica...
Paradossale il mondo della finanza...Le banche e le società finanziarie cercano gli "smartest guys" per poi ritrovarsi con buchi miliardari nei bilanci e una crisi finanziaria (causata per lo più dalle cose di cui mi occupo) che non ha niente da invidiare ad altre nel passato (senza evocare gli spettri del '29)...Ha ragione Paolo Conte..."Era un mondo adulto...Si sbagliava da professionisti..."...
Ma non solo luoghi propriamente "di culto" possono diventare meta di pellegrinaggio...Esistono posti, assolutamente laici, che comunque assumono un'importanza tale nella vita delle persone da essere paragonati a destinazioni simili...Per uno che come me, ad esempio, è cresciuto con il mito di Michael Douglas/Gordon Gekko in Wall Street o leggendo "Barbarians at the gate" (i grandi "deals" dei ruggenti anni '80), il Financial District di New York ha assunto questa connotazione...E così il primo giorno che ero lì in vacanza, sotto la neve e con lo stesso atteggiamento da pellegrino sul cammino di Santiago, da Times Square sono arrivato a piedi a Wall Street, finalmente, a contemplare il luogo/immagine appartenente più alle mie fantasie che alla realtà, ma non meno privo di significato...E così a bocca aperta davanti al NYSE (la Borsa valori della città), al residence Cipriani al numero 42 e, poi, al palazzo di Citibank, uno dei massimi simboli (fino ad allora, quando la crisi dei mutui "subprime" era ancora un'ipotesi da studiosi) del capitalismo mondiale...E lì davanti, tanta la devozione, ho anche rischiato di morire "sparato" da una guardia armata perchè ero a fotografare il palazzo, ormai un obiettivo sensibile dopo il 9/11...
Ora sono a Londra, e tale venerazione non potrebbe che essere per il London Stock Exchange, una delle Borse più potenti al mondo, e che ultimamente si è fusa (per modo di dire) con la Borsa di Milano...In questi giorni si è materializzata la possiblità di poterci andare in visita con l'università al modico prezzo di 25 sterline (una cena da ITSU per intenderci) e io e il Dottor Ricca (perchè la segnalazione è partita da lui) non ci siamo lasciati scappare l'evento...Certo ormai, avvenendo le contrattazioni in modo "telematico" c'è ben poco da vedere...Le Borse Valori mantengono giusto palazzi di rappresentanza: lontani i tempi di operatori che sbracciano e annotano prezzi e quantità su miseri foglietti di carta! Ma il fascino di luoghi simili rimane immutato...L'edificio del LSE è niente male...Ultramoderno, vetrate e poltrone di pelle...Insomma potrebbe essere benissimo la sede di un'agenzia di comunicazione o di pubblicità...Per il resto, un simpatico signore inglese che lavora per la Borsa da 22 anni ci ha spiegato un po' di cose in una sala conferenze che poteva essere benissimo quella di un hotel, lasciando me il Dr Ricca un po' delusi, visto che avremmo volentieri visitato lo stabile stanza per stanza, magari a cercare di carpire qualche segreto della finanza internazionale, o a sgamare movimenti anomali di trading legati agli "insider"...Ma certo non ci siamo lasciati sfuggire il momento "delle foto", per quanto fosse vietato scattarle...Alla fine 25 pounds per dire "c'eravamo" sono sicuramente eccessive, ma l'aver varcato una soglia così "immaginariamente" importante ci ha fatto sentire più vicini a quel mondo edonistico della "Milano da bere" tipica di un ventennio fa...Non male il servizio di tazze con cui abbiamo sorseggiato il solito black coffee annacquato, che da buoni italiano abbiamo pensato in un primo momento di "imboscare"...Peccato che gli altri partecipanti non ci abbiano lasciato nemmeno un biscottino...Magari la prossima volta, quando varcheremo forse quelle soglie da Amministratore Delegato e Direttore Finanziario...
D'altronde sognare serve anche a questo...Puoi essere chi vuoi senza dover necessariamente avere un PHd in Matematica o Fisica...
Paradossale il mondo della finanza...Le banche e le società finanziarie cercano gli "smartest guys" per poi ritrovarsi con buchi miliardari nei bilanci e una crisi finanziaria (causata per lo più dalle cose di cui mi occupo) che non ha niente da invidiare ad altre nel passato (senza evocare gli spettri del '29)...Ha ragione Paolo Conte..."Era un mondo adulto...Si sbagliava da professionisti..."...
domenica 13 aprile 2008
Le Città Invisibili
Approfitto di questo giorno di pioggia per condividere con voi forse una delle pagine più belle della letteratura italiana...Oggi è uno di quei giorni in cui il "viaggio" mi sembra più lungo e stancante del solito e la città mi sembra così grande e inconsistente...
E' il finale de "Le città invisibili" di Italo Calvino...
E' Marco Polo a parlare: " L'inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n'è uno, è quello che è già qui, l'inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l'inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e approfondimento continui: cercare e sapere riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio".
E' il finale de "Le città invisibili" di Italo Calvino...
E' Marco Polo a parlare: " L'inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n'è uno, è quello che è già qui, l'inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l'inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e approfondimento continui: cercare e sapere riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio".
mercoledì 9 aprile 2008
Army & Navy Club...
Questo è veramente un "maverick", cioè un "cane sciolto", una "mosca bianca" tra tutte le mie recensioni...anche perchè non è un posto in cui potrò rimettere piede visto che è un club privato tra i gentleman's club di Pall Mall, storica via ospitante i club aristocratici più importanti...Non so come ci sia andato a sbattere! E' arrivato a casa in Queen's Gate l'invito (indirizzato a mio padre) per un piccolo convegno sulla gestione del risparmio da parte di una società inglese...Era a Londra e così ho deciso di rispondere io...Anche perchè la location meritava davvero: il circolo dell'Esercito e della Marina Inglese di Sua Maestà in una delle vie più prestigiose di Londra! Effettivamente della gestione del risparmio non me ne poteva fregare di meno, visto che me ne occupo tutti i giorni per motivi miei! Quello che mi attirava davvero era entrare in uno di quei "gent's club" visti tante volte nei film...E devo dire che non sono stato deluso: d'obbligo la giacca e la cravatta per gli uomini, vietato il telefonino se non in alcune sale (per non disturbare le attività del circolo come la lettura) e via discorrendo...Mi aspettavo un pubblico più "giovane" e invece mi sono trovato degli arzilli vecchietti alle prese con la gestione dei propri soldi! Le "ladies" sembravano tante Miss Marple (per chi avesse letto almeno una volta i romanzi di Agatha Christie): distinte signore inglesi sempre pronte a fare battute e a sorseggiare tazze di the (immancabili le zollette di zucchero e il latte...)...Gli uomini erano in abito e fazzoletto al taschino...C'era un signore con cravatta e spille di qualche antico club locale...Insomma...Un pubblico mai visto fino ad ora! E se il grande economista inglese John Maynard Keynes aveva ragione sostenendo che "nel lungo periodo saremo tutti morti", almeno metà dei presenti non doveva esserci per ragioni anagrafiche...E tutti incuriositi del fatto che io fossi il più giovane in sala...Ma davvero mi sono divertito in un modo incredibile! La cosa più interessante è stata sentire un signore inglese russare profondamente sull'argomento "tasse" (anche io stavo iniziando...) e vedere che i presenti, con modo di fare perfettamente british, facevano finta di nulla!
Simpaticissimo notare che i bagni per i gentlemans avevano anche guardaroba, tutto il necessario per lucidare le scarpe, poltrone, cappelliere e stanze grandi quanto uffici...E c'era anche la possibilità di avere il barbiere! Fantastico! Il lunch finale devo dire anche che meritava...tramezzini, torte rustiche, fritti vari, dolci e frutta...E del Bordeaux che si lasciava bere con molta facilità! E bevuto con una vecchietta di origini armene che racconta il suo esodo verso l'Inghilterra, ha tutto un altro sapore!
Goodnight Gents and Ladies!
Simpaticissimo notare che i bagni per i gentlemans avevano anche guardaroba, tutto il necessario per lucidare le scarpe, poltrone, cappelliere e stanze grandi quanto uffici...E c'era anche la possibilità di avere il barbiere! Fantastico! Il lunch finale devo dire anche che meritava...tramezzini, torte rustiche, fritti vari, dolci e frutta...E del Bordeaux che si lasciava bere con molta facilità! E bevuto con una vecchietta di origini armene che racconta il suo esodo verso l'Inghilterra, ha tutto un altro sapore!
Goodnight Gents and Ladies!
domenica 6 aprile 2008
Sakenohana?! L'Aura non c'è...
Rivelazione delle rivelazioni...Dopo anni di dubbi sul locale che si nascondeva in un sotterraneo di un palazzo adiacente al Ritz su St James Street, siamo riusciti a venirne a capo...E a varcare le Colonne d'Ercole della nightlife londinese...Prima il dubbio ha attanagliato me e il compagno di merende Giulio fin da quando eravamo adolescenti, per poi diventare un'ossessione mia e del cugino franz...E allora via da dove tutto è cominciato...
AURA (Mayfair): la chimera delle chimere. "Dove andranno mai tutti quelli che escono il sabato sera?", ci chiedevamo quando eravamo ragazzini...Di sicuro in qualche discoteca, ci dicevamo! Poi finivamo nelle discoteche più "cheap" (but not chic) dove, sì, le persone c'erano, ma non erano quelli delle grandi occasioni...E così elaborammo la teoria di feste e locali "sotterranei", underground nel vero senso della parola...Esisteranno, insistevamo io e Giulio, dei locali dove tutti vanno ma che "non si vedono", sconosciuti ai più perchè per entrare si passerà dai tombini, da porte senza targhe o alcuna luce...Ma è lì "la vera festa"...Ne eravamo convinti! E così era...E iniziarono gli anni del Chinawhite, dove buttafuori e un cordone rosso davanti ad una porta dismessa rossa di metallo, separavano i comuni mortali da un mondo fatto di flash, auto di lusso, modelle e paparazzi...e poi di non si sa che cosa...Al China ci arrivammo per direttissima, ma un luogo, più di altri, rimase inaccessibile a noi e alla nostra immaginazione...Un club che da poco abbiamo scoperto si chiama Aura...Lì, con buttafuori e il solito cordone (stavolta nero) davanti ad una scalinata che secondo noi avrebbe portato al centro della terra...All'essenza della vita notturna che avevamo fatto fino a quel momento...Sarebbe stato il Graal delle discoteche...il Novavita di tutti i Novavita dell'universo...(vedete gli effetti che buttafuori e cordoni possono fare sulle menti più deboli)...E quest'immagine si radicava sempre più tutte le volte che con il 9 si tornava a casa e bellissime donne in minigonna si accalcavano per entrare...
E ieri, dopo una serie di magheggi, siamo riusciti ad entrare anche senza pagare alcunchè...Poteva essere un segno del destino...Ma avremmo dovuto lasciare il mito di Aura intatto...Delusi peggio dei bambini...Certo il club era molto frequentato...Fondamentalmente, come tutte le discoteche, non è nulla di che...Uno stanzone e un paio di lampadari...La clientela è meno "internazionale" rispetto a quella del China: diciamo che nel caso di Aura è prevalentemente proveniente dal Far East...E questo, forse, ti fa sentire anche un po' "fuori luogo"...Venendo al dunque...dopo un drink, abbiamo rimesso tutte le nostre aspettative ormai deluse e infrante nelle valigie, e prosaicamente ci siamo diretti al Chinawhite, che anche dopo molto anni fa ancora la sua figura...Quello si che è diventato un po' il nostro Novavita...Ma ormai, comunque, e da buoni avventurieri, abbiamo già la nostra nuova impresa...Amika Club...Arriveremo...
SAKENOHANA (Mayfair): sulla stessa via di Aura, è l'ultimo ristorante del fondatore di Hakkasan, Wagamama e Busaba, l'ormai leggendario Alan Yau inaugurato nel novembre dello scorso anno...E cosa ci si può aspettare da posti del genere arredati in simil-IKEA style come se si fosse andati al punto vendita di Vimercate? Il posto vale il viaggio, come si dice sempre...Sakenohana occupa due piani di un palazzo di vetro sulla St James Street al numero 23 e da fuori si presenta subito come un'eccezionale esperienza visiva...Canne di bambù pendenti che fanno filtrare la poca luce che viene dalle lampade alle pareti...L'ingresso potrebbe essere quello tipico di un palazzo di una corporation con reception e tanto di scale mobili che ti portano al piano di sopra...Al pian terreno c'è il tipico sushi bar alla Kiss Me Licia, ma per il ristorante si devono salire scale lunghe quasi quanto quelle della Piccadilly Line alla stazione di King's Cross...L'essere arrivati con una decina di minuti di ritardo, avrebbe dovuto evitare il rito ormai religioso dello Chablis...Ma nulla! Mr de Nigris, the table is not yet ready! Please enjoy something from the bar in the meantime...Che significa: preparatevi ad aprire il portafoglio, e state zitti! Stavolta abbiamo rinunciato allo Chablis per assaggiare uno dei Martini cocktails della lista...Mi sono astenuto dal chiedere un Martini Vodka agitato e non mescolato...Ma il contagio della civiltà delle immagini comunque non ha fatto prigionieri, visto che Franz e Manu hanno ordinato 2 Apple Martini..."E' quello che beve sempre Lex Luthor in Smallville", mi hanno detto...Come si può dire di no al fascino di Mr Luthor? E io che pensavo di essere già vecchio per OC...Il problema di Smallville è che è troppo complesso, e non sopporto il fatto che quel cristiano di Clark non riesca nemmeno dopo 1.000 puntate a dire un ca... di ti amo a Lara, Lana, boh?! Mah...Comunque io ho preso un Saketini (martini + sake), che non è stato per nulla male...Poi, finalmente, ci hanno trasferito in sala...L'esperienza della sala è davvero appagante: il fatto di avere dei soffitti molto alti, dà una spazialità incredibile che sembra di essere in un palazzo di Manhattan...E poi i tavoli quadrati verso le vetrate permettono di sedersi scalzi su dei cuscini in delle "isole" sapientemente distanziate...Vi dico solo questo: immaginate solo la distesa di scarpe...E questo potrebbe essere un problema per chi avesse certi problemi...Ma il fatto che sia un ristorante estremamente esclusivo, ha tenuto alla larga tutti quelli in Nike...O quantomeno le hanno messe da parte per l'occasione! Insomma ci si è risparmiato quell'odore da selezione di formaggi francesi che sarebbe entrato in contrasto con la Miso soup o con il granchio imperiale (nel prezzo, fratelli, nel prezzo, perchè i giapponesi a porzioni...)...Il servizio in luoghi simili è sempre impeccabile, anche se a tratti ossessivo...I camerieri sono un esercito, e di sicuro ce n'è anche qualcuno in borghese vestito da cliente...E' uno di quei posti, alla fine, dove ti senti in imbarazzo anche se prendi la tua stessa bottiglia di vino dal cestello...Il cibo era buono e ben preparato, anche se la filosofia di preparazione e cucina di Wagamama fa si che le portate arrivino senza un ordine preciso, così come vengono preparate al momento, perchè questo dovrebbe contribuire in freschezza...Insomma, alla fine ci siamo ritrovati con una nuova portata di uno starter con cui avevamo cominciato...E il riso è arrivato poco prima della fine quando ormai aveva perso ogni utilità, se non quella di riempire lo stomaco e di assorbire il vino e e lo champagne...Qui bisogna ammettere che Manu si è espresso al massimo delle sue potenzialità, concludendo con una bottiglia di Moet esaltante nel perlage (che bello, per la prima volta ho detto "perlage")...Non che ordinare il vino sia stato facile...Il vino lo si ordina seguendo una trafila differente: si chiede al cameriere, il cameriere notifica il tutto al responsabile di sala che poi contatta il sommelier...Se il sommelier sta servendo altri tavoli, sei finito...Perchè un cameriere "semplice" non si può occupare anche del vino...Strani sti giapponesi...Hanno il metodo di produzione flessibile Toyota e si perdono nel vino...Ah...Il sommelier ha l'aspetto di uno dei samurai di Kurosawa, ma senza katana...Ordinare il vino è quindi un po' come seguire il Bushido...la via del samurai...Sono cazzi quando ti perdi, però! Una nota finale la merita il bagno...Per andarci si deve prendere una scala mobile e un ascensore che ti porta fino al basement...Ma il bagno è uno dei punti di forza del ristorante: essenziale e pulito che viene voglia comunque di fare qualche bisognino! Anche perchè dopo tanta abitudine ai bagni dei pub inglesi, questo è un'isola felice...E poi i rubinetti sono stati sostituiti da cascate di plexiglas azionate da fotocellule...Io mi ci sono messo a giocare come i bimbi, per cui vuol dire che mi è piaciuto davvero! Se i ristoranti inglesi, però, costano cifre spropositate...Sakenohana ne è il caposcuola! Nulla può giustificare tanto...anche se rileggendo la ricevuta ci siamo accorti che tra lo Chateau e il Moet, forse non era solo questione di cibo...Ma come si suol dire: "calava"...E noi non ci siamo fatti scrupoli...Da veri samurai!
Banzaaaaaaaaaaaaaaai!
MET BAR (Park Lane): la moda dei bar dei grandi alberghi ha conquistato anche noi...Non c'è niente di più chic, fashion, o glamour (quando inizi a parlare così significa che ti sei proprio rinco...) ora che fare l'happy hour o l'after dinner in uno dei bar hi-tech e ultra moderni costruiti negli alberghi delle catene più famose...E così ieri ci siamo fermati a Park Lane al hotel Metropolitan (quello che al primo piano ospita il primo storico NOBU) che avrebbe dato i natali ad un locale molto "crowdy and trendy" che davvero fantasiosamente prende il nome di MET BAR...Il bar era vuoto, e parlando anche lui come una guida il cugino Franz ha usato un favoloso eufemismo: "il fatto che non ci sia gente, te ne fa apprezzare e gustare molto di più l'architettura". Cioè era talmente vuoto che si vedevano anche i minimi dettagli, quelli a cui uno non farebbe mai caso...Mi sono fatto un bicchiere di Pinot e, come stuzzichini, ci siamo buttati su una selection di cosette, indovinate di quale provenienza?!, giapponesi...E il tutto fa anche un po' ridere, perchè queste mode "anche un po' forzate" dopo un po' diventano immagine e caricatura di loro stesse...Come se per essere trendy o aggiornati si dovesse, per obbligo, conoscere la cucina nipponica...Mah...Comunque io e Franz stiamo lavorando per riportare in auge il "rozzo chic", dove le uniche bacchette che bisogna imparare a maneggiare sono quelle degli arrosticini!
Poi a Manu è saltata in mente una domanda giusta ed efficace..."ma signorì...quando dobbiamo venire qui per incontrarci anima viva?!"...E lei comprendendo subito dove volevamo andare a parare..."La sera...ma la sera, qui è aperto solo ai membri"...Come dire: non provateci nemmeno che tanto non potete entrare...Ma la signorina in questione, forse, non ha capito di che pasta siamo fatti ancora...
AURA (Mayfair): la chimera delle chimere. "Dove andranno mai tutti quelli che escono il sabato sera?", ci chiedevamo quando eravamo ragazzini...Di sicuro in qualche discoteca, ci dicevamo! Poi finivamo nelle discoteche più "cheap" (but not chic) dove, sì, le persone c'erano, ma non erano quelli delle grandi occasioni...E così elaborammo la teoria di feste e locali "sotterranei", underground nel vero senso della parola...Esisteranno, insistevamo io e Giulio, dei locali dove tutti vanno ma che "non si vedono", sconosciuti ai più perchè per entrare si passerà dai tombini, da porte senza targhe o alcuna luce...Ma è lì "la vera festa"...Ne eravamo convinti! E così era...E iniziarono gli anni del Chinawhite, dove buttafuori e un cordone rosso davanti ad una porta dismessa rossa di metallo, separavano i comuni mortali da un mondo fatto di flash, auto di lusso, modelle e paparazzi...e poi di non si sa che cosa...Al China ci arrivammo per direttissima, ma un luogo, più di altri, rimase inaccessibile a noi e alla nostra immaginazione...Un club che da poco abbiamo scoperto si chiama Aura...Lì, con buttafuori e il solito cordone (stavolta nero) davanti ad una scalinata che secondo noi avrebbe portato al centro della terra...All'essenza della vita notturna che avevamo fatto fino a quel momento...Sarebbe stato il Graal delle discoteche...il Novavita di tutti i Novavita dell'universo...(vedete gli effetti che buttafuori e cordoni possono fare sulle menti più deboli)...E quest'immagine si radicava sempre più tutte le volte che con il 9 si tornava a casa e bellissime donne in minigonna si accalcavano per entrare...
E ieri, dopo una serie di magheggi, siamo riusciti ad entrare anche senza pagare alcunchè...Poteva essere un segno del destino...Ma avremmo dovuto lasciare il mito di Aura intatto...Delusi peggio dei bambini...Certo il club era molto frequentato...Fondamentalmente, come tutte le discoteche, non è nulla di che...Uno stanzone e un paio di lampadari...La clientela è meno "internazionale" rispetto a quella del China: diciamo che nel caso di Aura è prevalentemente proveniente dal Far East...E questo, forse, ti fa sentire anche un po' "fuori luogo"...Venendo al dunque...dopo un drink, abbiamo rimesso tutte le nostre aspettative ormai deluse e infrante nelle valigie, e prosaicamente ci siamo diretti al Chinawhite, che anche dopo molto anni fa ancora la sua figura...Quello si che è diventato un po' il nostro Novavita...Ma ormai, comunque, e da buoni avventurieri, abbiamo già la nostra nuova impresa...Amika Club...Arriveremo...
SAKENOHANA (Mayfair): sulla stessa via di Aura, è l'ultimo ristorante del fondatore di Hakkasan, Wagamama e Busaba, l'ormai leggendario Alan Yau inaugurato nel novembre dello scorso anno...E cosa ci si può aspettare da posti del genere arredati in simil-IKEA style come se si fosse andati al punto vendita di Vimercate? Il posto vale il viaggio, come si dice sempre...Sakenohana occupa due piani di un palazzo di vetro sulla St James Street al numero 23 e da fuori si presenta subito come un'eccezionale esperienza visiva...Canne di bambù pendenti che fanno filtrare la poca luce che viene dalle lampade alle pareti...L'ingresso potrebbe essere quello tipico di un palazzo di una corporation con reception e tanto di scale mobili che ti portano al piano di sopra...Al pian terreno c'è il tipico sushi bar alla Kiss Me Licia, ma per il ristorante si devono salire scale lunghe quasi quanto quelle della Piccadilly Line alla stazione di King's Cross...L'essere arrivati con una decina di minuti di ritardo, avrebbe dovuto evitare il rito ormai religioso dello Chablis...Ma nulla! Mr de Nigris, the table is not yet ready! Please enjoy something from the bar in the meantime...Che significa: preparatevi ad aprire il portafoglio, e state zitti! Stavolta abbiamo rinunciato allo Chablis per assaggiare uno dei Martini cocktails della lista...Mi sono astenuto dal chiedere un Martini Vodka agitato e non mescolato...Ma il contagio della civiltà delle immagini comunque non ha fatto prigionieri, visto che Franz e Manu hanno ordinato 2 Apple Martini..."E' quello che beve sempre Lex Luthor in Smallville", mi hanno detto...Come si può dire di no al fascino di Mr Luthor? E io che pensavo di essere già vecchio per OC...Il problema di Smallville è che è troppo complesso, e non sopporto il fatto che quel cristiano di Clark non riesca nemmeno dopo 1.000 puntate a dire un ca... di ti amo a Lara, Lana, boh?! Mah...Comunque io ho preso un Saketini (martini + sake), che non è stato per nulla male...Poi, finalmente, ci hanno trasferito in sala...L'esperienza della sala è davvero appagante: il fatto di avere dei soffitti molto alti, dà una spazialità incredibile che sembra di essere in un palazzo di Manhattan...E poi i tavoli quadrati verso le vetrate permettono di sedersi scalzi su dei cuscini in delle "isole" sapientemente distanziate...Vi dico solo questo: immaginate solo la distesa di scarpe...E questo potrebbe essere un problema per chi avesse certi problemi...Ma il fatto che sia un ristorante estremamente esclusivo, ha tenuto alla larga tutti quelli in Nike...O quantomeno le hanno messe da parte per l'occasione! Insomma ci si è risparmiato quell'odore da selezione di formaggi francesi che sarebbe entrato in contrasto con la Miso soup o con il granchio imperiale (nel prezzo, fratelli, nel prezzo, perchè i giapponesi a porzioni...)...Il servizio in luoghi simili è sempre impeccabile, anche se a tratti ossessivo...I camerieri sono un esercito, e di sicuro ce n'è anche qualcuno in borghese vestito da cliente...E' uno di quei posti, alla fine, dove ti senti in imbarazzo anche se prendi la tua stessa bottiglia di vino dal cestello...Il cibo era buono e ben preparato, anche se la filosofia di preparazione e cucina di Wagamama fa si che le portate arrivino senza un ordine preciso, così come vengono preparate al momento, perchè questo dovrebbe contribuire in freschezza...Insomma, alla fine ci siamo ritrovati con una nuova portata di uno starter con cui avevamo cominciato...E il riso è arrivato poco prima della fine quando ormai aveva perso ogni utilità, se non quella di riempire lo stomaco e di assorbire il vino e e lo champagne...Qui bisogna ammettere che Manu si è espresso al massimo delle sue potenzialità, concludendo con una bottiglia di Moet esaltante nel perlage (che bello, per la prima volta ho detto "perlage")...Non che ordinare il vino sia stato facile...Il vino lo si ordina seguendo una trafila differente: si chiede al cameriere, il cameriere notifica il tutto al responsabile di sala che poi contatta il sommelier...Se il sommelier sta servendo altri tavoli, sei finito...Perchè un cameriere "semplice" non si può occupare anche del vino...Strani sti giapponesi...Hanno il metodo di produzione flessibile Toyota e si perdono nel vino...Ah...Il sommelier ha l'aspetto di uno dei samurai di Kurosawa, ma senza katana...Ordinare il vino è quindi un po' come seguire il Bushido...la via del samurai...Sono cazzi quando ti perdi, però! Una nota finale la merita il bagno...Per andarci si deve prendere una scala mobile e un ascensore che ti porta fino al basement...Ma il bagno è uno dei punti di forza del ristorante: essenziale e pulito che viene voglia comunque di fare qualche bisognino! Anche perchè dopo tanta abitudine ai bagni dei pub inglesi, questo è un'isola felice...E poi i rubinetti sono stati sostituiti da cascate di plexiglas azionate da fotocellule...Io mi ci sono messo a giocare come i bimbi, per cui vuol dire che mi è piaciuto davvero! Se i ristoranti inglesi, però, costano cifre spropositate...Sakenohana ne è il caposcuola! Nulla può giustificare tanto...anche se rileggendo la ricevuta ci siamo accorti che tra lo Chateau e il Moet, forse non era solo questione di cibo...Ma come si suol dire: "calava"...E noi non ci siamo fatti scrupoli...Da veri samurai!
Banzaaaaaaaaaaaaaaai!
MET BAR (Park Lane): la moda dei bar dei grandi alberghi ha conquistato anche noi...Non c'è niente di più chic, fashion, o glamour (quando inizi a parlare così significa che ti sei proprio rinco...) ora che fare l'happy hour o l'after dinner in uno dei bar hi-tech e ultra moderni costruiti negli alberghi delle catene più famose...E così ieri ci siamo fermati a Park Lane al hotel Metropolitan (quello che al primo piano ospita il primo storico NOBU) che avrebbe dato i natali ad un locale molto "crowdy and trendy" che davvero fantasiosamente prende il nome di MET BAR...Il bar era vuoto, e parlando anche lui come una guida il cugino Franz ha usato un favoloso eufemismo: "il fatto che non ci sia gente, te ne fa apprezzare e gustare molto di più l'architettura". Cioè era talmente vuoto che si vedevano anche i minimi dettagli, quelli a cui uno non farebbe mai caso...Mi sono fatto un bicchiere di Pinot e, come stuzzichini, ci siamo buttati su una selection di cosette, indovinate di quale provenienza?!, giapponesi...E il tutto fa anche un po' ridere, perchè queste mode "anche un po' forzate" dopo un po' diventano immagine e caricatura di loro stesse...Come se per essere trendy o aggiornati si dovesse, per obbligo, conoscere la cucina nipponica...Mah...Comunque io e Franz stiamo lavorando per riportare in auge il "rozzo chic", dove le uniche bacchette che bisogna imparare a maneggiare sono quelle degli arrosticini!
Poi a Manu è saltata in mente una domanda giusta ed efficace..."ma signorì...quando dobbiamo venire qui per incontrarci anima viva?!"...E lei comprendendo subito dove volevamo andare a parare..."La sera...ma la sera, qui è aperto solo ai membri"...Come dire: non provateci nemmeno che tanto non potete entrare...Ma la signorina in questione, forse, non ha capito di che pasta siamo fatti ancora...
Fellinianamente
Finalmente...Siamo di ritorno! Tanti mi chiedevano aggiornamenti visto che le vacanze pasquali mi hanno riportato al paesello natio e l'ultima mia apparizione su queste pagine risale a settimane fa...Questa volta, oltre al solito cugino Franz (ormai una pietra miliare nelle recensioni del blog) è stato essenziale il contributo di Manu, venuto dall'Italia appositamente per un weekend di festeggiamenti in occasione del suo non-compleanno o "non ancora" compleanno...(grazie Manu!)...Qualcuno dice anche che dovrei trasformare il blog in "qualcosa di più"...vedremo, naturalmente...Per ora godiamoci la nostra "second life" qui nella capitale dell'Impero, imbiancata da una nevicata fuori stagione...Se parte...
LOCANDA OTTOEMEZZO (Kensington): nella parte meno conosciuta di Kensington, è un ristornante italiano che naturalmente prende il nome dal film capolavoro di Federico Fellini e la locanda ha infatti qualcosa di sospeso e stranamente surreale tipica delle atmosfere felliniane...Il locale risulta molto accogliente e caldo all'arrivo...Le candele farebbero da cornice (o come io e Franz amiamo dire...da "framework" che è un termine tipico della business consulting) ad una cena a due con una ragazza. Infatti il luogo non è adatto per grosse tavolate, altrimenti i cuochi sarebbero costretti a cucinare in strada...Emilio il proprietario è un simpatico signore marchigiano che non manca di partecipare o dispensare brindisi...E questo non può che rendere il tutto ancora più piacevole...Anche perchè la cucina è sicuramente buona e genuina, ma non vale tutti i soldi spesi...Dopo un raviolo con delle uova di quaglia, mi sono fermato su un filetto di manzo di quelli che hanno 2 righe di titolo ma 2 pezzetti in un piatto grande come un monolocale milanese...Non è vero, dai...La porzione era piuttosto generosa: ma di certo doveva essero perchè era comunque la portata più costosa del menu...La carne sicuramente meritava più dei ravioli...Alla fine quello che, forse, si apprezza più di Ottoemezzo è la sua lontananza dal caos del centro, in un quartiere fatto di antichi negozi d'arte e shop dell'epoca vittoriana...E il lampione che c'è di fronte al ristorante potrebbe essere uno di quelli che compare nei quadri di Magritte...Qualcosa alla "L'Impero delle luci"...(chi non ricordasse, prego tirare fuori i libri ancora sigillati di storia dell'arte del liceo...)...
LOCANDA OTTOEMEZZO (Kensington): nella parte meno conosciuta di Kensington, è un ristornante italiano che naturalmente prende il nome dal film capolavoro di Federico Fellini e la locanda ha infatti qualcosa di sospeso e stranamente surreale tipica delle atmosfere felliniane...Il locale risulta molto accogliente e caldo all'arrivo...Le candele farebbero da cornice (o come io e Franz amiamo dire...da "framework" che è un termine tipico della business consulting) ad una cena a due con una ragazza. Infatti il luogo non è adatto per grosse tavolate, altrimenti i cuochi sarebbero costretti a cucinare in strada...Emilio il proprietario è un simpatico signore marchigiano che non manca di partecipare o dispensare brindisi...E questo non può che rendere il tutto ancora più piacevole...Anche perchè la cucina è sicuramente buona e genuina, ma non vale tutti i soldi spesi...Dopo un raviolo con delle uova di quaglia, mi sono fermato su un filetto di manzo di quelli che hanno 2 righe di titolo ma 2 pezzetti in un piatto grande come un monolocale milanese...Non è vero, dai...La porzione era piuttosto generosa: ma di certo doveva essero perchè era comunque la portata più costosa del menu...La carne sicuramente meritava più dei ravioli...Alla fine quello che, forse, si apprezza più di Ottoemezzo è la sua lontananza dal caos del centro, in un quartiere fatto di antichi negozi d'arte e shop dell'epoca vittoriana...E il lampione che c'è di fronte al ristorante potrebbe essere uno di quelli che compare nei quadri di Magritte...Qualcosa alla "L'Impero delle luci"...(chi non ricordasse, prego tirare fuori i libri ancora sigillati di storia dell'arte del liceo...)...
Iscriviti a:
Post (Atom)