domenica 6 aprile 2008

Sakenohana?! L'Aura non c'è...

Rivelazione delle rivelazioni...Dopo anni di dubbi sul locale che si nascondeva in un sotterraneo di un palazzo adiacente al Ritz su St James Street, siamo riusciti a venirne a capo...E a varcare le Colonne d'Ercole della nightlife londinese...Prima il dubbio ha attanagliato me e il compagno di merende Giulio fin da quando eravamo adolescenti, per poi diventare un'ossessione mia e del cugino franz...E allora via da dove tutto è cominciato...

AURA (Mayfair): la chimera delle chimere. "Dove andranno mai tutti quelli che escono il sabato sera?", ci chiedevamo quando eravamo ragazzini...Di sicuro in qualche discoteca, ci dicevamo! Poi finivamo nelle discoteche più "cheap" (but not chic) dove, sì, le persone c'erano, ma non erano quelli delle grandi occasioni...E così elaborammo la teoria di feste e locali "sotterranei", underground nel vero senso della parola...Esisteranno, insistevamo io e Giulio, dei locali dove tutti vanno ma che "non si vedono", sconosciuti ai più perchè per entrare si passerà dai tombini, da porte senza targhe o alcuna luce...Ma è lì "la vera festa"...Ne eravamo convinti! E così era...E iniziarono gli anni del Chinawhite, dove buttafuori e un cordone rosso davanti ad una porta dismessa rossa di metallo, separavano i comuni mortali da un mondo fatto di flash, auto di lusso, modelle e paparazzi...e poi di non si sa che cosa...Al China ci arrivammo per direttissima, ma un luogo, più di altri, rimase inaccessibile a noi e alla nostra immaginazione...Un club che da poco abbiamo scoperto si chiama Aura...Lì, con buttafuori e il solito cordone (stavolta nero) davanti ad una scalinata che secondo noi avrebbe portato al centro della terra...All'essenza della vita notturna che avevamo fatto fino a quel momento...Sarebbe stato il Graal delle discoteche...il Novavita di tutti i Novavita dell'universo...(vedete gli effetti che buttafuori e cordoni possono fare sulle menti più deboli)...E quest'immagine si radicava sempre più tutte le volte che con il 9 si tornava a casa e bellissime donne in minigonna si accalcavano per entrare...
E ieri, dopo una serie di magheggi, siamo riusciti ad entrare anche senza pagare alcunchè...Poteva essere un segno del destino...Ma avremmo dovuto lasciare il mito di Aura intatto...Delusi peggio dei bambini...Certo il club era molto frequentato...Fondamentalmente, come tutte le discoteche, non è nulla di che...Uno stanzone e un paio di lampadari...La clientela è meno "internazionale" rispetto a quella del China: diciamo che nel caso di Aura è prevalentemente proveniente dal Far East...E questo, forse, ti fa sentire anche un po' "fuori luogo"...Venendo al dunque...dopo un drink, abbiamo rimesso tutte le nostre aspettative ormai deluse e infrante nelle valigie, e prosaicamente ci siamo diretti al Chinawhite, che anche dopo molto anni fa ancora la sua figura...Quello si che è diventato un po' il nostro Novavita...Ma ormai, comunque, e da buoni avventurieri, abbiamo già la nostra nuova impresa...Amika Club...Arriveremo...

SAKENOHANA (Mayfair): sulla stessa via di Aura, è l'ultimo ristorante del fondatore di Hakkasan, Wagamama e Busaba, l'ormai leggendario Alan Yau inaugurato nel novembre dello scorso anno...E cosa ci si può aspettare da posti del genere arredati in simil-IKEA style come se si fosse andati al punto vendita di Vimercate? Il posto vale il viaggio, come si dice sempre...Sakenohana occupa due piani di un palazzo di vetro sulla St James Street al numero 23 e da fuori si presenta subito come un'eccezionale esperienza visiva...Canne di bambù pendenti che fanno filtrare la poca luce che viene dalle lampade alle pareti...L'ingresso potrebbe essere quello tipico di un palazzo di una corporation con reception e tanto di scale mobili che ti portano al piano di sopra...Al pian terreno c'è il tipico sushi bar alla Kiss Me Licia, ma per il ristorante si devono salire scale lunghe quasi quanto quelle della Piccadilly Line alla stazione di King's Cross...L'essere arrivati con una decina di minuti di ritardo, avrebbe dovuto evitare il rito ormai religioso dello Chablis...Ma nulla! Mr de Nigris, the table is not yet ready! Please enjoy something from the bar in the meantime...Che significa: preparatevi ad aprire il portafoglio, e state zitti! Stavolta abbiamo rinunciato allo Chablis per assaggiare uno dei Martini cocktails della lista...Mi sono astenuto dal chiedere un Martini Vodka agitato e non mescolato...Ma il contagio della civiltà delle immagini comunque non ha fatto prigionieri, visto che Franz e Manu hanno ordinato 2 Apple Martini..."E' quello che beve sempre Lex Luthor in Smallville", mi hanno detto...Come si può dire di no al fascino di Mr Luthor? E io che pensavo di essere già vecchio per OC...Il problema di Smallville è che è troppo complesso, e non sopporto il fatto che quel cristiano di Clark non riesca nemmeno dopo 1.000 puntate a dire un ca... di ti amo a Lara, Lana, boh?! Mah...Comunque io ho preso un Saketini (martini + sake), che non è stato per nulla male...Poi, finalmente, ci hanno trasferito in sala...L'esperienza della sala è davvero appagante: il fatto di avere dei soffitti molto alti, dà una spazialità incredibile che sembra di essere in un palazzo di Manhattan...E poi i tavoli quadrati verso le vetrate permettono di sedersi scalzi su dei cuscini in delle "isole" sapientemente distanziate...Vi dico solo questo: immaginate solo la distesa di scarpe...E questo potrebbe essere un problema per chi avesse certi problemi...Ma il fatto che sia un ristorante estremamente esclusivo, ha tenuto alla larga tutti quelli in Nike...O quantomeno le hanno messe da parte per l'occasione! Insomma ci si è risparmiato quell'odore da selezione di formaggi francesi che sarebbe entrato in contrasto con la Miso soup o con il granchio imperiale (nel prezzo, fratelli, nel prezzo, perchè i giapponesi a porzioni...)...Il servizio in luoghi simili è sempre impeccabile, anche se a tratti ossessivo...I camerieri sono un esercito, e di sicuro ce n'è anche qualcuno in borghese vestito da cliente...E' uno di quei posti, alla fine, dove ti senti in imbarazzo anche se prendi la tua stessa bottiglia di vino dal cestello...Il cibo era buono e ben preparato, anche se la filosofia di preparazione e cucina di Wagamama fa si che le portate arrivino senza un ordine preciso, così come vengono preparate al momento, perchè questo dovrebbe contribuire in freschezza...Insomma, alla fine ci siamo ritrovati con una nuova portata di uno starter con cui avevamo cominciato...E il riso è arrivato poco prima della fine quando ormai aveva perso ogni utilità, se non quella di riempire lo stomaco e di assorbire il vino e e lo champagne...Qui bisogna ammettere che Manu si è espresso al massimo delle sue potenzialità, concludendo con una bottiglia di Moet esaltante nel perlage (che bello, per la prima volta ho detto "perlage")...Non che ordinare il vino sia stato facile...Il vino lo si ordina seguendo una trafila differente: si chiede al cameriere, il cameriere notifica il tutto al responsabile di sala che poi contatta il sommelier...Se il sommelier sta servendo altri tavoli, sei finito...Perchè un cameriere "semplice" non si può occupare anche del vino...Strani sti giapponesi...Hanno il metodo di produzione flessibile Toyota e si perdono nel vino...Ah...Il sommelier ha l'aspetto di uno dei samurai di Kurosawa, ma senza katana...Ordinare il vino è quindi un po' come seguire il Bushido...la via del samurai...Sono cazzi quando ti perdi, però! Una nota finale la merita il bagno...Per andarci si deve prendere una scala mobile e un ascensore che ti porta fino al basement...Ma il bagno è uno dei punti di forza del ristorante: essenziale e pulito che viene voglia comunque di fare qualche bisognino! Anche perchè dopo tanta abitudine ai bagni dei pub inglesi, questo è un'isola felice...E poi i rubinetti sono stati sostituiti da cascate di plexiglas azionate da fotocellule...Io mi ci sono messo a giocare come i bimbi, per cui vuol dire che mi è piaciuto davvero! Se i ristoranti inglesi, però, costano cifre spropositate...Sakenohana ne è il caposcuola! Nulla può giustificare tanto...anche se rileggendo la ricevuta ci siamo accorti che tra lo Chateau e il Moet, forse non era solo questione di cibo...Ma come si suol dire: "calava"...E noi non ci siamo fatti scrupoli...Da veri samurai!
Banzaaaaaaaaaaaaaaai!

MET BAR (Park Lane): la moda dei bar dei grandi alberghi ha conquistato anche noi...Non c'è niente di più chic, fashion, o glamour (quando inizi a parlare così significa che ti sei proprio rinco...) ora che fare l'happy hour o l'after dinner in uno dei bar hi-tech e ultra moderni costruiti negli alberghi delle catene più famose...E così ieri ci siamo fermati a Park Lane al hotel Metropolitan (quello che al primo piano ospita il primo storico NOBU) che avrebbe dato i natali ad un locale molto "crowdy and trendy" che davvero fantasiosamente prende il nome di MET BAR...Il bar era vuoto, e parlando anche lui come una guida il cugino Franz ha usato un favoloso eufemismo: "il fatto che non ci sia gente, te ne fa apprezzare e gustare molto di più l'architettura". Cioè era talmente vuoto che si vedevano anche i minimi dettagli, quelli a cui uno non farebbe mai caso...Mi sono fatto un bicchiere di Pinot e, come stuzzichini, ci siamo buttati su una selection di cosette, indovinate di quale provenienza?!, giapponesi...E il tutto fa anche un po' ridere, perchè queste mode "anche un po' forzate" dopo un po' diventano immagine e caricatura di loro stesse...Come se per essere trendy o aggiornati si dovesse, per obbligo, conoscere la cucina nipponica...Mah...Comunque io e Franz stiamo lavorando per riportare in auge il "rozzo chic", dove le uniche bacchette che bisogna imparare a maneggiare sono quelle degli arrosticini!
Poi a Manu è saltata in mente una domanda giusta ed efficace..."ma signorì...quando dobbiamo venire qui per incontrarci anima viva?!"...E lei comprendendo subito dove volevamo andare a parare..."La sera...ma la sera, qui è aperto solo ai membri"...Come dire: non provateci nemmeno che tanto non potete entrare...Ma la signorina in questione, forse, non ha capito di che pasta siamo fatti ancora...

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